Sentiamo spesso parlare di economica circolare, ed è diventata quasi una moda, ma ne conosciamo davvero il significato? Secondo una ricerca di Legambiente solo il 40% degli italiani ne conosce il significato ed i principi. In realtà è un concetto abbastanza semplice perché da sempre l’uomo ha utilizzato risorse naturali per realizzare i prodotti di cui aveva bisogno: una volta utilizzato, il prodotto veniva gettato e, in quanto naturale, riassorbito dalla terra, contribuendo al ri-circolo della natura.
Cos’è l’economia circolare
Si tratta di un sistema economico, inteso sia come un modello di produzione che di consumo, ideato per rigenerarsi autonomamente attraverso la condivisione, il riutilizzo, il riciclo e la riparazione dei materiali e dei prodotti , estendendone così il ciclo di vita, con una attenzione particolare sul consumo di risorse naturali. Quindi, quando un prodotto termina la sua funzione, invece di essere gettato, i materiali di cui è composto vengono immessi nuovamente nel ciclo produttivo e questo, in teoria, può essere fatto all’infinito. Nell’economia circolare viene, quindi, valorizzato e rispettato quello che la natura ci dona utilizzando con consapevolezza le materie prime e impiegando materiali biologici, biodegradabili e quindi facili da riciclare, contribuendo notevolmente alla riduzione della produzione dei rifiuti.
In questo tipo di economia esistono due tipi di flussi di materiali : i primi sono quelli “biologici” e cioè quelli che possono essere reintegrati nel pianeta; quelli “tecnici”, invece, sono destinati ad essere rivalorizzati e riutilizzati.
E quella lineare?
Per capire l’economia lineare bisogna, prima, fare un piccolo passo indietro : con l’industrializzazione, e con il consumismo, la produzione mondiale è aumentata a dismisura e l’uomo ha cercato di creare delle risorse illimitate attraverso, ad esempio, piantagioni ed allevamenti, senza preoccuparsi dell’impatto sull’ambiente. Contemporaneamente ha creato nuovi materiali, quelli sintetici, più resistenti e durevoli nel tempo a discapito, però, dell’inquinamento: infatti questi materiali, purtroppo, sono difficili da smaltire perché non è possibile farli riassorbire in natura.
Detto questo possiamo passare al concetto di economia lineare che è fondato, appunto, sull’estrazione dalla materia prima, sulla produzione di beni , sul loro utilizzo e sulla loro distruzione in discariche o inceneritori producendo, così, rifiuti ed inquinamento.
Essenziale nell’economia circolare
In un’economia circolare è essenziale la progettazione del prodotto e, soprattutto, la scelta dei materiali e dei componenti con il fine di allungarne il ciclo di vita. Importante, inoltre, è la scelta di non utilizzare sostanze chimiche e tossiche così da facilitare la reintroduzione del tessuto nel ciclo produttivo.
Ovviamente, anche le aziende dovranno adottare dei modelli di business innovativi per allungare il life cycle del prodotto, per rimodulare la logistica, utilizzare energia derivante da fonti rinnovabili etc…
Fondamentale è il riciclo del prodotto che inizia col reso del consumatore e finisce col riutilizzo del nuovo prodotto recuperato: ogni singola parte del processo (quindi l’azienda, il consumatore, il trasporto, lo smaltimento dei rifiuti …) deve essere allineata così che ci sia un minor dispendio di energia, e una diminuizione di scarti e rifiuti.
Per facilitare questo processo di cambiamento (da un’economia lineare a circolare) è indispensabile che il finanziamento, la gestione dei rischi, la legislazione, le infrastrutture e l’istruzione siano coordinate, uniformate e trasparenti.
Leggi qui per avere qualche informazione in più sulla sostenibilità aziendale.
Per un cambiamento importante non basta quando detto in precedenza perché è essenziale la consapevolezza del consumatore che deve orientare i propri acquisti considerando gli effetti sociali e di impatto ambientale della produzione e non deve basare le sue scelte soltanto considerando il parametro del prezzo.
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Quali sono i vantaggi?
Basterebbe pensare a quanti vantaggi produca un’economia basata sulla riduzione e sul riutilizzo dei rifiuti e sull’incentivazione delle fonti rinnovabili.
Tuttavia, qualora non fosse sufficiente, ecco qui di seguito alcuni altri punti da considerare :
- L’impatto ambientale : attualmente, la produzione dei materiali che utilizziamo ogni giorno è responsabile del 45% delle emissioni di CO2. Far attenzione all’ambiente significa ridurre la quantità di rifiuti e di inquinamento e contenere, quindi, il riscaldamento globale;
- Aumento della competitività;
- Innovazione : la riformulazione dei processi e modelli di business porta ad un impulso all’innovazione ed alla crescita economica (si stima un aumento del PIL dello 0,5%);
- Occupazione : si stima che nell’UE, grazie all’economia circolare, ci potrebbero essere nuovi posti di lavoro grazie alla creazione di nuovi servizi e strutture (per esempio nel settore delle riparazioni).
Infine, se non bastasse ancora, grazie alla riduzione dei rifiuti ed al riutilizzo dei materiali, le aziende otterrebbero un risparmio ed i consumatori, a loro volta, dei prodotti più longevi e con una qualità superiore.
Esistono anche svantaggi?
In realtà non esistono svantaggi ma un grosso ed importante limite : la mancanza di consapevolezza e mentalità.
Se viene a mancare la collaborazione tra ogni elemento della catena il sistema perde la sua efficienza : spesso, infatti, le aziende scelgono di non seguire questo modello per evitare di fare investimenti mentre molti cittadini non riescono a rinunciare alle loro abitudini o si rifugiano, per acquistare a bassi prezzi, nella cosiddetta “fast fashion”.
Esempi di economia circolare ce ne sono?
Fortunatamente ci sono diverse aziende che hanno deciso di impegnarsi su questo aspetto ed una di queste, che a noi piace tanto, è Naturasì : l’azienda si occupa del commercio e della distribuzione all’ingrosso e al dettaglio di prodotti biologici, biodinamici e naturali attraverso un modello circolare che parte dal seme fino ai prodotti che arrivano sulle nostre tavole.
Complimenti!!!
A che punto siamo in Europa con l’economia circolare?
E BRAVA ITALIA!!!
Secondo quanto è emerso dal rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021 l’Italia si trova al primo posto, in Europa, per l’economia circolare, seguita da Francia, Germania e Spagna : siamo, infatti, leader nel riciclo e nell’utilizzo delle materie prime riciclate.
Purtroppo, però, non sono stati registrati miglioramenti significativi per quanto riguarda gli investimenti, l’occupazione e per il numero di registrazioni di brevetti al contrario, invece, di altri paesi come la Francia.
Infine, per quanto concerne l’occupazione nei settori della riparazione il primo posto del podio spetta alla Polonia, seconda c’è l’Italia seguita dalla Francia.